Il Governo ha varato la legge di stabilità per il 2016.
Si tratta del più importante atto di natura economico-finanziaria con cui viene definito il quadro delle entrate e delle uscite dello Stato.
Non è nostra intenzione passare qui in rassegna le misure in essa contenute, anche perché ora incomincia l’iter in Parlamento dove è facile ipotizzare che interverranno modifiche e aggiustamenti. Alcune considerazioni però ci sentiamo di poterle già fare.
Dopo diverse manovre finanziarie tutte improntate alla salvaguardia dei conti pubblici, oggi siamo di fronte ad una manovra che intende cogliere e alimentare i segnali positivi provenienti dall’economia scommettendo su ripresa ed espansione di domanda e produzione. In questa linea si collocano la riduzione della TASI e dell’IRES (quest’ultima a partire dal 2017), i maxi-ammortamenti per le imprese, le agevolazioni fiscali a favore dei lavoratori autonomi e la conferma per il 2016 degli sgravi contributivi per le nuove assunzioni a tempo indeterminato.
D’altra parte un Governo di centrosinistra non può dimenticarsi di coloro che si trovano in situazioni di maggior disagio e quindi assumono particolare rilevanza la previsione di uno stanziamento di 600 milioni a sostegno delle famiglie numerose in stato di bisogno e l’aumento della spesa sanitaria di un miliardo.
Ci sembra che questa legge finanziaria (come si sarebbe chiamata un po’ di anni fa) rappresenti un altro fondamentale tassello dell’opera di trasformazione e rinnovamento del Paese che il governo Renzi sta realizzando da quando si è insediato 20 mesi fa, aggiungendosi alle riforme della PA, della scuola, del sistema elettorale, del Senato e del mercato del lavoro, solo per citare le più importanti.
Non dimentichiamoci inoltre che i dati positivi sul versante della ripresa economica italiana si fanno sempre più forti e stabili, e una parte rilevante in tal senso la sta avendo proprio il Governo in carica con i suoi provvedimenti. A sostegno di questa tesi torna utile la notizia di questi giorni relativa alle analisi e alle previsioni, tra gli altri, di ISTAT e Commissione Europea sulla dimensione sempre più strutturale dei positivi dati economici italiani.
In questo quadro allora sembrano un po’ stridenti alcune obiezioni - chiamiamole così per amor di patria - sollevate soprattutto da una parte della sinistra. Dicono, quelli di quella sinistra che sa dire solo no, che la riduzione delle tasse e, in particolare l’abolizione della tassa sulla casa, è stato un manifesto di Berlusconi e dei governi di centrodestra; A parte che un conto è fare un manifesto, altro conto è la riduzione e l’abolizione reale, chiediamo: il problema è la solita discussione ideologica su cosa è di destra e cosa è di sinistra o piuttosto la discussione su cosa sia più giusto ed efficace per il nostro Paese?
Noi siamo per la seconda ipotesi!
Sempre in relazione alle obiezioni che abbiamo sentito da più parti, ci teniamo a mettere in evidenza due aspetti della manovra che avranno positive ricadute dirette sui Comuni. E’ vero che l’abolizione sic et simpliciter della TASI si tradurrebbe in una ennesima taglio delle risorse finanziarie degli Enti locali, ma ricordiamoci che la legge di stabilità contemporaneamente garantisce loro pari fondi compensativi da parte dello Stato. Forse ancora più importante al riguardo, però, crediamo sia la previsione che i Comuni possano beneficiare di una maggior spesa di quasi 700 milioni di euro al di fuori dell’ormai famigerato patto di stabilità.
Si tratta, in altri termini, di un allentamento di quel patto che è ormai diventato un incubo per Sindaci e cittadini che negli ultimi anni hanno dovuto giocoforza rinunciare a servizi fondamentali per la vita delle comunità locali.
Una buona notizia anche per il nostro Sindaco e i nostri Amministratori, vero?